Il comportamentismo
Il comportamentismo nacque
ufficialmente nel 1913 da John B. Watson (
Greenville,
9/01/1878 –
New York,
25/09/1958, psicologo
statunitense), il quale
iniziò una
vigorosa controffensiva contro l’introspezione e a favore di una psicologia
oggettiva nata dall'osservazione del comportamento degli animali.
Per un’analisi attenta del
fenomeno è bene cominciare dall’articolo che ne segnò la nascita ufficiale: Psychology as the Beaviorist views it
(Psychological Review, 1913).
“La psicologia così come la concepisce il comportamentista non è altro
che una branca sperimentale oggettiva della scienza naturale. Il suo obiettivo
teorico è la previsione e il controllo del comportamento. L’introspezione,
pertanto, non rientra essenzialmente fra i suoi metodi (…). In genere i
sostenitori della psicologia tradizionale tendono a definirla come uno studio
scientifico dei fenomeni della coscienza. In altre parole, per costoro il
problema centrale della psicologia è, da un lato, la scomposizione analitica
degli stadi mentali complessi nelle loro singole componenti elementari e,
dall’altro, la ricomposizione di stadi complessi attraverso l’aggregazione
delle componenti elementari preliminarmente accertate”.
Il pensiero di Watson
Secondo il pensiero di Watson la
psicologia deve diventare la scienza del comportamento, attraverso la rimozione
dalla stessa del suo oggetto principale: lo studio introspettivo della
coscienza. Essa deve eliminare tutti i concetti mentalistici e avvalersi
soltanto di quelli comportamentali, ad esempio quelli di stimolo e risposta; lo
scopo è quello di prevedere e controllare il comportamento.
I metodi di studio indicati da Watson sono:
a) osservazione
b) metodo del riflesso condizionato
c) metodo del resoconto verbale
d) metodi basati sui test
Il metodo dell’osservazione
costituisce la base di tutti gli altri metodi. I test oggettivi erano già
largamente utilizzati, ma Watson propose di impiegare i risultati come campioni
comportamentali per determinare attitudini particolari e generali del
comportamento. Anche il metodo del riflesso condizionato era già praticato in
America ma Watson ebbe il merito di averne generalizzato l’applicazione nelle
ricerche psicologiche.
Il metodo del resoconto verbale merita invece un’attenzione
speciale in quanto fu considerato il compromesso con il quale Watson recuperava
dalla finestra l’introspezione dopo averla cacciata dalla porta. Ma perché
tanta contrarietà all’introspezione? In primo luogo perché la stessa non può
essere impiegata da coloro che si occupano di psicologia animale. Inoltre
Watson si domandava come poteva la psicologia avanzare se anche i più esperti
introspezionisti non riuscivano a trovarsi d’accordo data l’inesattezza del
fenomeno. Ma l’obiezione fondamentale fu quella secondo la quale un
comportamentista non poteva ammettere nel suo laboratorio qualcosa che non
potesse essere sottoposto ad un’osservazione oggettiva. Egli arrivò così alla
conclusione che le reazioni verbali sono oggettivamente osservabili e che il
resoconto verbale rimane comunque un metodo inesatto.
L’oggetto di studio del comportamentismo
Principi fondamentali del
comportamentismo sono gli elementi comportamentali
(movimenti muscolari o secrezioni ghiandolari). La psicologia deve prendere in
esame solo azioni che possono essere descritte in termini oggettivi di
stimolo-risposta, formazione di abitudini ecc.
Attraverso lo studio oggettivo
del comportamento, la psicologia contemporanea può prevedere la risposta una
volta conosciuto lo stimolo e prevedere lo stimolo necessario a determinare una
certa risposta.
Riassumendo, il comportamentismo
ha per oggetto lo studio del comportamento considerato in rapporto con
l’ambiente, esso coinvolge l’intero organismo e non può essere limitato al solo
sistema nervoso.
Questo articolo vuole essere una
semplice introduzione all’argomento, per maggiori informazioni e per una più
approfondita conoscenza in merito si consiglia di leggere Watson (1930) Behaviorism (Il comportamentismo) Watson,
1930 Giunti Firenze 1983.
Simonetta Bellomo