venerdì 8 febbraio 2013



Il comportamentismo

Il comportamentismo nacque ufficialmente nel 1913 da John B. Watson (Greenville, 9/01/1878New York, 25/09/1958, psicologo statunitense), il quale  iniziò una vigorosa controffensiva contro l’introspezione e a favore di una psicologia oggettiva nata dall'osservazione del comportamento degli animali.
Per un’analisi attenta del fenomeno è bene cominciare dall’articolo che ne segnò la nascita ufficiale: Psychology as the Beaviorist views it (Psychological Review, 1913).

“La psicologia così come la concepisce il comportamentista non è altro che una branca sperimentale oggettiva della scienza naturale. Il suo obiettivo teorico è la previsione e il controllo del comportamento. L’introspezione, pertanto, non rientra essenzialmente fra i suoi metodi (…). In genere i sostenitori della psicologia tradizionale tendono a definirla come uno studio scientifico dei fenomeni della coscienza. In altre parole, per costoro il problema centrale della psicologia è, da un lato, la scomposizione analitica degli stadi mentali complessi nelle loro singole componenti elementari e, dall’altro, la ricomposizione di stadi complessi attraverso l’aggregazione delle componenti elementari preliminarmente accertate”.

Il pensiero di Watson
Secondo il pensiero di Watson la psicologia deve diventare la scienza del comportamento, attraverso la rimozione dalla stessa del suo oggetto principale: lo studio introspettivo della coscienza. Essa deve eliminare tutti i concetti mentalistici e avvalersi soltanto di quelli comportamentali, ad esempio quelli di stimolo e risposta; lo scopo è quello di prevedere e controllare il comportamento.

I metodi di studio indicati da Watson sono:
a) osservazione
b) metodo del riflesso condizionato
c) metodo del resoconto verbale
d) metodi basati sui test

Il metodo dell’osservazione costituisce la base di tutti gli altri metodi. I test oggettivi erano già largamente utilizzati, ma Watson propose di impiegare i risultati come campioni comportamentali per determinare attitudini particolari e generali del comportamento. Anche il metodo del riflesso condizionato era già praticato in America ma Watson ebbe il merito di averne generalizzato l’applicazione nelle ricerche psicologiche.
 Il metodo del resoconto verbale merita invece un’attenzione speciale in quanto fu considerato il compromesso con il quale Watson recuperava dalla finestra l’introspezione dopo averla cacciata dalla porta. Ma perché tanta contrarietà all’introspezione? In primo luogo perché la stessa non può essere impiegata da coloro che si occupano di psicologia animale. Inoltre Watson si domandava come poteva la psicologia avanzare se anche i più esperti introspezionisti non riuscivano a trovarsi d’accordo data l’inesattezza del fenomeno. Ma l’obiezione fondamentale fu quella secondo la quale un comportamentista non poteva ammettere nel suo laboratorio qualcosa che non potesse essere sottoposto ad un’osservazione oggettiva. Egli arrivò così alla conclusione che le reazioni verbali sono oggettivamente osservabili e che il resoconto verbale rimane comunque un metodo inesatto.

L’oggetto di studio del comportamentismo
Principi fondamentali del comportamentismo sono gli elementi comportamentali (movimenti muscolari o secrezioni ghiandolari). La psicologia deve prendere in esame solo azioni che possono essere descritte in termini oggettivi di stimolo-risposta, formazione di abitudini ecc.
Attraverso lo studio oggettivo del comportamento, la psicologia contemporanea può prevedere la risposta una volta conosciuto lo stimolo e prevedere lo stimolo necessario a determinare una certa risposta.
Riassumendo, il comportamentismo ha per oggetto lo studio del comportamento considerato in rapporto con l’ambiente, esso coinvolge l’intero organismo e non può essere limitato al solo sistema nervoso.

Questo articolo vuole essere una semplice introduzione all’argomento, per maggiori informazioni e per una più approfondita conoscenza in merito si consiglia di leggere Watson (1930) Behaviorism (Il comportamentismo) Watson, 1930 Giunti Firenze 1983. 


 Simonetta Bellomo

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